Restaurata la Galleria dei Candelabri ai Musei Vaticani

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Nella seconda metà del Cinquecento, quando venne edificata, la Galleria si presentava come una loggia aperta, affacciata sulla parte più elevata del Cortile del Belvedere e solo nel 1785 Papa Pio VI Braschi affidò agli architetti Simonetti e Camporesi il compito di trasformarla in un ampio spazio chiuso, al fine di preservare le sculture collocate al suo interno.

Fu allora che il corridoio, lungo settanta metri, venne scandito da sei campate grazie all’inserimento di arcate sostenute da coppie di colonne doriche ed affiancate da aperture laterali, nelle quali trovarono posto monumentali candelabri in marmo bianco (tra questi anche i celebri candelabri Barberini, provenienti dagli scavi di Villa Adriana a Tivoli) che diedero appunto  il nome alla Galleria.

In età romana i candelabri costituivano i sostegni ideali per i “corpi illuminanti” che consistevano in bracieri e la loro importanza sta proprio nel fatto che a partire dalla seconda metà dell’Ottocento – in epoca neoclassica – hanno rappresentato gli archetipi per gran parte dei lampioni e dei candelabri progettati e realizzati in fusione di ghisa per l’illuminazione pubblica delle nascenti città moderne.

La Galleria, tornata oggi al suo antico splendore, è suddivisa in sei sezioni: ognuna di esse contiene, oltre ai già citati candelabri, una straordinaria raccolta di statue, di sarcofagi e di affreschi antichi: a questi si aggiunge la vasta decorazione pittorica delle pareti e del soffitto, risalente agli inizi del XIX secolo, sulla quale si sono concentrati i lavori di restauro durati due anni.